Lo spazio vola,
il tempo scorre.
Alberi, rocce, anime,
come macchie di colore
si dissociano dalle forme.
Sciocchi di labbra che si baciano,
musica leggera,
ingenue risate
fanno da sottofondo ai miei pensieri.
Da alte torri
serpenti di fumo si innalzano al cielo
e nelle loro spire malinconiche
fisso lo sguardo.
Palazzi grigi senz’anima,
inferni di ghisa e lavoro.
Un prato verde,
una masseria diroccata,
fasti di un tempo.
Ai bordi delle strade,
la lapide
di un ragazzo ucciso
da qualche capriccio del fato
o da un destino che non c’è:
per lui un Dio è morto.
Il vento muove ciuffi d’erba
come mani che salutano,
ma cosa?
Il gheppio plana placido,
fugace apparizione
prima che lo sguardo passi oltre.
Un muretto a secco,
la felicità ignorante
di una mucca che pascola;
diremmo felici i buoi quando trovano le veccie!
Un senso di insensatezza
mi assale
quando gli affilati denti del vuoto
mordono nell’angoscia.
lunedì 21 dicembre 2020
Impressioni in autobus
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